Ludovico Ariosto

poeta, commediografo, funzionario e diplomatico italiano

«Come soglion talor duo can mordenti, | o per invidia o per altro odio mossi, | avicinarsi digrignando i denti, | con occhi bieci e più che bracia rossi; | indi à morsi venir, di rabbia ardenti, | con aspri ringhi e ribuffati dossi: | così alle spade e dai gridi e da l'onte | venne il Circasso e quel di Chiaramonte.»

VOTI: 1

«Quando crede cacciarlo, egli s'arresta; | E se tener lo vuole, o corre o trotta: | poi sotto il petto si caccia la testa, | giuoca di schiene, e mena calci in frotta. | Vedendo il Saracin ch'a domar questa | bestia superba era mal tempo allotta, | ferma le man sul primo arcione e s'alza, | e dal sinistro fianco in piede sbalza.»

VOTI: 1

«Fanno or con lunghi, ora con finti e scarsi | colpi veder che mastri son del giuoco: | or li vedi ire altieri, or rannicchiarsi, | ora coprirsi, ora mostrarsi un poco, | ora crescer inanzi, ora ritrarsi, | ribatter colpi e spesso lor dar loco, | girarsi intorno; e donde l'uno cede, | l'altro aver posto immantinente il piede.»

VOTI: 1

«Ecco Rinaldo con la spada adosso | a Sacripante tutto s'abbandona; | e quel porge lo scudo, ch'era d'osso, | con la piastra d'acciar temprata e buona. | Taglial Fusberta, ancor che molto grosso: | ne geme la foresta e ne risuona. | L'osso e l'acciar ne va che par di ghiaccio, | e lascia al Saracin stordito il braccio.»

VOTI: 1

«Quando vide la timida donzella | dal fiero colpo uscir tanta ruina, | per gran timor cangiò la faccia bella, | qual il reo ch'al supplicio s'avvicina; | né le par che vi sia da tardar, s'ella | non vuol di quel Rinaldo esser rapina, | di quel Rinaldo ch'ella tanto odiava, | quanto esso lei miseramente amava.»

VOTI: 1

«Contra la voluntà d'ogni nocchiero, | pel gran desir che di tornare avea, | entrò nel mar ch'era turbato e fiero, | e gran procella minacciar parea. | Il Vento si sdegnò, che da l'altiero | sprezzar si vide; e con tempesta rea | sollevò il mar intorno, e con tal rabbia, | che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.»

VOTI: 1

«Calano tosto i marinari accorti | le maggior vele, e pensano dar volta, | e ritornar ne li medesmi porti | donde in mal punto avean la nave sciolta. | - Non convien (dice il Vento) ch'io comporti | tanta licenza che v'avete tolta; - | e soffia e grida e naufragio minaccia, | s'altrove van, che dove egli li caccia.»

VOTI: 1

«Quindi cercando Bradamante gìa | l'amante suo, ch'avea nome dal padre, | così sicura senza compagnia, | come avesse in sua guardia mille squadre: | e fatto ch'ebbe al re di Circassia | battere il volto dell'antiqua madre, | traversò un bosco, e dopo il bosco un monte, | tanto che giunse ad una bella fonte.»

VOTI: 1

«Or a poppa, or all'orza hann'il crudele, | che mai non cessa, e vien più ognor crescendo: | essi di qua di là con umil vele | vansi aggirando, e l'alto mar scorrendo. | Ma perché varie fila a varie tele | uopo mi son, che tutte ordire intendo, | lascio Rinaldo e l'agitata prua, | e torno a dir di Bradamante sua.»

VOTI: 1

«La donna il palafreno a dietro volta, | e per la selva a tutta briglia il caccia; | né per la rara più che per la folta, | la più sicura e miglior via procaccia: | ma pallida, tremando, e di sé tolta, | lascia cura al destrier che la via faccia. | Di sù di giù, ne l'alta selva fiera | tanto girò, che venne a una riviera.»

VOTI: 1

«Quivi parendo a lei d'esser sicura | e lontana a Rinaldo mille miglia, | da la via stanca e da l'estiva arsura, | di riposare alquanto si consiglia: | trà fiori smonta, e lascia alla pastura | andare il palafren senza la briglia; | e quel va errando intorno alle chiare onde, | che di fresca erba avean piene le sponde.»

VOTI: 1

«Dentro letto vi fan tenere erbette, | ch'invitano a posar chi s'appresenta. | La bella donna in mezzo a quel si mette, | ivi si corca ed ivi s'addormenta. | Ma non per lungo spazio così stette, | che un calpestio le par che venir senta: | cheta si leva e appresso alla riviera | vede ch'armato un cavallier giunt'era.»

VOTI: 1

«Corrò la fresca e matutina rosa, | che, tardando, stagion perder potria. | So ben ch'a donna non si può far cosa | che più soave e più piacevol sia, | ancor che se ne mostri disdegnosa, | e talor mesta e flebil se ne stia: | non starò per repulsa o finto sdegno, | ch'io non adombri e incarni il mio disegno.»

VOTI: 1

«Ecco pel bosco un cavallier venire, | il cui sembiante è d'uom gagliardo e fiero: | candido come nieve è il suo vestire, | un bianco pennoncello ha per cimiero. | Re Sacripante, che non può patire | che quel con l'importuno suo sentiero | gli abbia interrotto il gran piacer ch'avea, | con vista il guarda disdegnosa e rea.»

VOTI: 1

«Rispose Sacripante:-Come vedi, | m'ha qui abbattuto, e se ne parte or ora; | e perch'io sappia chi m'ha messo a piedi, | fa che per nome io lo conosca ancora.- | Ed egli a lui:-Di quel che tu mi chiedi | io ti satisfarò senza dimora: | tu dei saper che ti levò di sella | l'alto valor d'una gentil donzella.»

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«Sospira e geme, non perché l'annoi | che piede o braccio s'abbi rotto o mosso, | ma per vergogna sola, onde à dì suoi | né pria né dopo il viso ebbe sì rosso: | e più, ch'oltre il cader, sua donna poi | fu che gli tolse il gran peso d'adosso. | Muto restava, mi cred'io, se quella | non gli rendea la voce e la favella.»

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«Poi che gran pezzo al caso intervenuto | ebbe pensato invano, e finalmente | si trovò da una femina abbattuto, | che pensandovi più, più dolor sente; | montò l'altro destrier, tacito e muto: | e senza far parola, chetamente | tolse Angelica in groppa, e differilla | a più lieto uso, a stanza più tranquilla.»

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«- Se l'intricati rami e l'aer fosco, | (disse la donna) agli occhi non contende, | Baiardo è quel destrier ch'in mezzo il bosco | con tal rumor la chiusa via si fende. | Questo è certo Baiardo, io 'l riconosco: | deh, come ben nostro bisogno intende! | Ch'un sol ronzin per dui saria mal atto, | e ne viene egli a satisfarci ratto. -.»

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«Con la sinistra man prende la briglia, | con l'altra tocca e palpa il collo e 'l petto: | quel destrier, ch'avea ingegno a maraviglia, | a lei, come un agnel, si fa suggetto. | Intanto Sacripante il tempo piglia: | monta Baiardo e l'urta e lo tien stretto. | Del ronzin disgravato la donzella | lascia la groppa, e si ripone in sella.»

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«Poi rivolgendo a caso gli occhi, mira | venir sonando d'arme un gran pedone. | Tutta s'avvampa di dispetto e d'ira, | che conosce il figliuol del duca Amone. | Più che sua vita l'ama egli e desira; | l'odia e fugge ella più che gru falcone. | Già fu ch'esso odiò lei più che la morte; | ella amò lui: or han cangiato sorte.»

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