«Mai come oggi si riconosce al sindacato un improprio potere di cogestione sull'organizzazione delle aziende. L'organizzazione è da sempre compito esclusivo del datore di lavoro, della legge e non del contratto.»
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«Oggi l'orizzonte è quello della società dell'assistenza, ossia studiare poco, lavorare male e andare in pensione presto. E senza nessuna forma di valutazione.»
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«In Italia si vive l'apprendistato come alternativa alla scelta della formazione "vera": quella della scuola. Quando ho fatto la riforma dell'apprendistato - meglio, quando l'ha fatta Marco Biagi, io sono stato suo strumento - qualcuno mi ha detto: "Bisogna cambiargli nome. Non si può dargli un nome che ricorda la falegnameria, bisogna dargli un nome inglese, che so, apprenticeship. Appunto, apprendistato. L'anello di congiunzione tra scuola e lavoro è fondamentale.»
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«Il problema della precarizzazione sorge proprio dall'età: ho fatto il lavoratore precario a vent'anni e mai mi sono posto il problema; a trenta è un'altra cosa. I neo-laureati italiani approdano al mercato del lavoro senza avere mai raccolto ciliegie o scaricato cassette al mercato. Si laureano a 28 anni, in discipline poco spendibili e senza avere mai fatto un'esperienza lavorativa, e non solo si rifiutano di fare una fotocopia, ma non sono in grado di tenerla in mano: sono antropologicamente mutati.»
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«La conclusione degli studi e l'incontro con il mercato del lavoro avviene in età troppo avanzata, con pesanti implicazioni su altre tappe rilevanti dell'esistenza come l'uscita di casa, il matrimonio, la paternità. Ecco perché nella nostra società le funzioni responsabili non sono in mano ai giovani: difficilmente a 35 anni si avrà un ruolo direttivo se si è appena entrati nel mondo del lavoro.»
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«Fondamentale resta l'intuizione di Marco Biagi per cui ogni istituzione formativa dovrebbe dotarsi stabilmente di un servizio di orientamento, collocamento e monitoraggio - placement lo chiamano gli inglesi - come canale di dialogo permanente tra scuola/università e mondo del lavoro. Verrebbe così interrotta l'autoreferenzialità della funzione educativa.»
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