«Il culmine della follia non è forse pensare che l'essere è il nulla? E "nichilismo" non è forse, innanzitutto, pensare che l'essere è nulla? E non è forse per questo antico pensiero che possono esser maturate tutte le radicali distruzioni che scandiscono la storia dell'Occidente?»
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«L'etica è una delle forme estreme della violenza, perché è l'amministrazione del divenire, in vista della realizzazione degli scopi che sono ritenuti adatti alla piena realizzazione dell'uomo.»
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«La filosofia va necessariamente verso il proprio tramonto, cioè verso la scienza, che tuttavia è il modo in cui oggi la filosofia vive. [...] Tutti possono vedere che la filosofia, su scala mondiale, declina nel sapere scientifico.»
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«La morte è l'assentarsi dell'eterno.»
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«Noi siamo eterni e mortali perché l'eterno entra ed esce dall'apparire.»
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«Da quando l'URSS non controlla più le spinte dal basso contro la ricchezza planetaria e alla loro testa si è posto l'Islam, la sopravvivenza del mondo ricco è in pericolo.»
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«È del tutto fuorviante condannare l'"Occidente" e il capitalismo per aver dominato e sfruttato il resto del mondo. I popoli non hanno morale. Se ne è mai visto uno sacrificarsi per un altro? Quando hanno potenza si impongono sui più deboli, come la natura riempie il vuoto.»
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«In quanto destino della necessità, la verità è l'apparire dell'esser sé dell'essente in quanto tale (ossia di ogni essente); e cioè l'apparire del suo non esser l'altro da sé, ossia dell'impossibilità del suo divenir l'altro da sé, ossia del suo essere eterno. L'apparire dell'essente è l'apparire della totalità degli enti che appaiono [...] Le parti sono un molteplice. L'apparire di una parte è la relazione dell'apparire trascendentale a una parte di tale totalità [...] Ciò significa che esiste una molteplicità di queste relazioni. In questo senso, molteplice non è solo il contenuto che appare, ma anche il suo apparire. (da Fondamento della contraddizione, Adelphi, Milano 2005)»
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«L'individuo Severino, in quanto ancora abitato dalla volontà di potenza, può cedere a tutte le debolezze cui si abbandonano gli immortali. Ma l'io Severino autentico, che come tutti sta da sempre aperto alla verità, e perciò è qualcosa di infinitamente più grande di Dio, non può avere paura della morte.»
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«Ma, si dirà, e la scienza? La scienza è fede?! Sì. Per avere potenza sul mondo, la scienza ha rinunciato da tempo ad essere "verità", nel senso attribuito a questa parola dalla tradizione filosofica. La scienza è divenuta sapere ipotetico. Sa di non essere sapere assoluto ("verità", appunto) - e in questo senso non è fede ma dubbio -; tuttavia per aver potenza sul mondo deve aver fede nella propria capacità di trasformarlo; ed è all' interno di questa fede che essa elabora, risolve o conferma i propri dubbi.»
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«Hemingway aveva imparato che il piacere della vita è inseparabile dal dolore: la vita è lotta - è "guerra", diceva l'antichissimo Eraclito.»
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«Hemingway concepiva la sincerità come il supremo comandamento morale. Anche e innanzitutto nella scrittura, che non deve nascondere quello che l'uomo prova veramente.»
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«Si tratta di capire che la costruzione e la distruzione hanno la stessa anima.»
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«Se i cristiani sono convinti che Gesù sia il più santo, devono credere che natura, indole, impulsi siano in lui i più malvagi e che egli sia il più santo proprio perché, solo lui, riesce a vincerli. La crudezza di certe espressioni di Gesù può essere un sintomo. Il primo passo per vincere quanto di "terribile-temibile" è presente in ognuno di noi è guardarlo in faccia.»
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«La scienza è una elaborazione di tecniche per raggiungere in modo ottimale certi scopi. [...] Dati certi scopi la scienza indica i mezzi relativamente più idonei per realizzarli; ma non indica quali scopi debbano essere perseguiti.»
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«Nascere vuole dire [...] uscire dal niente; morire vuol dire tornare nel niente: il vivente è ciò che esce dal niente e torna nel niente.»
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«La grande filosofia degli inizi non appare sul fondamento del tragico, ma è la grande tragedia attica ad apparire sul fondamento dello spazio aperto dalla testimonianza del senso ontologico del divenire.»
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«Il grido. Sta all'inizio della vita dell'uomo sulla terra. Il grido di caccia, di guerra, d'amore, di terrore, di gioia, di dolore, di morte. Ma anche gli animali gridano; e per l'uomo primitivo grida anche il vento e la terra, la nube e il mare, l'albero, la pietra, il fiume. Ma solo l'uomo si raccoglie attorno al proprio grido, in assenza degli eventi che l'hanno provocato.»
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