Juan Ramón Jimènez

poeta spagnolo

«Dov'è, cuore, la parola che dia luce d'amore al mondo vile che gli doni sempre, e solamente, forza di bimbo e difesa di rosa.»

tag: amore
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«Come dune d'oro | che vengono e vanno, sono i ricordi. | Il vento li porta via | e stanno dove stanno, | stanno dove una volta sono stati, | e dove dovranno stare... -Dune d'oro-. | Lo riempieno tutto, mare | totale d'ineffabile oro, | con il vento in lui... | -Sono i ricordi-»

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«È cosi breve il nostro cammino | Nel sogno dell'amore! | Il mondo di una rosa! | | Ma noi lo rendiamo | Immenso con soste | Di lunghi baci | Sulle foglie aperte»

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«Amore | Il terreno, grazie a te, | piacevole, diventò | celeste. | Poi | il celeste, grazie a me, | piacevole, diventò | umano.»

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«Nel nostro amore, la pena e la gioia | si accendono e si spengono, | come, a primavera, | la mattina e la sera. | | Oh soave scontro dolce | dell'ombra e della luce, | della luce e dell'ombra | -né luce del tutto, | né ombra del tutto -, | belle loro due, come quelle due; | simulacro di lotte, | uguali nella disfatta e nel trionfo!»

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«Se ne va, se ne va, se ne va! | Se n'è andato! | E col momento, | se n'è andata l'eternità!»

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«Vorrei essere sempre per te, vita, | come il fiore, che durante la notte | dal sogno infinito di tesori | delle sue foglie chiuse, | dona, in un momento, aprendosi col giorno, | tutta l'essenza del suo sogno!»

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«Oh i tuoi occhi, ancor fissi | ai roseti del cielo; | feriti, nel misto | di umano e divino, | da spine di stelle!»

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«Il tuo corpo: gelosia del cielo. | La mia anima: gelosia del mare. | Altro cielo pensa la mia anima. | Altro mare sogna il tuo corpo.»

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«Sei come il fiore | del ramo più alto | del cielo. | Il tuo profumo viene | che buono! Da tanto lontano | come io reco, | col ramo più profondo | della terra, il mio bacio.»

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«Io non sono io | io non sono io | sono colui | che cammina accanto a te senza che io lo veda; | che, a volte, sto per vedere, | e che, a volte, dimentico. | Colui che tace, sereno, quando parlo, | colui che perdona, dolce, quando odio, | colui che passeggia là dove non sono, | colui che resterà qui quando morirò.»

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«Oh ricordi segreti, | fuori delle strade | di tutti i ricordi! | Ricordi, che una notte, | all'improvviso, risorgete, | come una rosa in un deserto, | passione più grande del freddo oblio -, | sentieri della vita | meglio di uno, | che quasi non si vive! | Viottolo | giornalmente arido; | improvvisa meraviglia | d'unica primavera, | dei ricordi dimenticati!»

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«Come, unendosi, nelle chiome d'oro, | al vento mite, la mia anima | mi dice, libera, che sono tutto!»

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«Nulla fu, appena nulla: | il lembo di una stella! | Ma rimettendo i piedi a terra, | quanto sei rimasto lontano, cielo mio!»

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«Vanità dei sogni, più terribile | di quella della verità!»

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«Ti bacerò nel buio, | senza che il mio corpo tocchi | il tuo corpo. | Abbasserò le tende, | ché neanche la nebbia entri | dal cielo. | Ché nella morte assoluta | di tutto, esista solo, | nuovo mondo, il mio bacio.»

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«Il mio corpo si perde, | da vivo, nella mia anima, | come il raggio dell'ultimo sole | nel primo raggio della luna.»

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«Come pietra in un pozzo, | così il mio cuore con solo il cielo | sotto e sopra di lui!»

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«Essere, solo essere. Niente più, né meno | di nessuno. E non conoscersi. | E parlare con gli altri | di altre cose... godere da parte di uno solo, | tutto, e tutto per uno, il denominatore | silenzioso, vero e ignorato | del mondo.»

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«Il tuo sonetto, | come una donna nuda e casta, | accogliendomi sulle sue gambe pure, | mi abbracciò con le sue braccia celestiali. | | Sognai, poi, con lui, con lei. | Era una fontana | con due zampilli ad arco su una prima vasca, che poi li versava, | fini, in altre due...»

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