Juan Ramón Jimènez

poeta spagnolo

«Quando le tue mani erano luna, | colsero dal giardino del cielo | i tuoi occhi, violette divine. | | Che nostalgia, quando i tuoi occhi | ricordano, di notte, il loro cespo | alla luce morta delle tue mani! | | Tutta la mia anima, col suo mondo, | metto nei miei occhi della terra, | per ammirarti, moglie splendida! | | Non incontreranno le tue due violette | il leggiadro luogo a cui elevo | cogliendo nella mia anima l'increato?»

VOTI: 1

«Con il fiore ancora a terra | -oh rosso arboscello! - | mi tendeste, nel vento ancora freddo, | le braccia delicate.»

VOTI: 1

«Destino! Che albero invisibile e infinito | dà il tuo frutto, che l'anima | a volte raccoglie, matur0? | | Quali di queste idee sono i tuoi rami, | di questi sentimenti sono i tuoi fiori, | di queste canzoni sono i tuoi uccelli, | di questi sorrisi i tuoi profumi? | | Cosa alimenta le tue radici? | In che modo, da dove, come in questo limone | dalla mia finestra, tu entri | nella nostra stanza più interna | e lì sfiori, dolcemente, il cuore?»

VOTI: 1

«L'amore, tra me e me, | è così impalpabile, così sereno, così in sé, | come l'aria invisibile, | come l'acqua invisibile, tra la luna | del cielo | e la luna del fiume.»

VOTI: 1

«Col nuovo mattino, | il mondo mi bacia | sulla tua bocca, donna.»

VOTI: 2

«Dov'è, cuore, la parola che dia luce d'amore al mondo vile; che gli doni sempre, e solamente, forza di bimbo e difesa di rosa.»

VOTI: 2

«Destino! Che albero invisibile e infinito | dà il tuo frutto, che l'anima | a volte raccoglie, matur0? | | Quali di queste idee sono i tuoi rami, | di questi sentimenti sono i tuoi fiori, | di queste canzoni sono i tuoi uccelli... »

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