Fernando Pessoa

poeta, scrittore e aforista portoghese

«Nuvole... Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l'intervallo tra ciò che sono e ciò che non sono, fra quanto sogno di essere e quanto la mia vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non sono niente, più il niente di me stesso. Nuvole... Che inquietudine se sento, che disagio se penso, che inutilità se voglio!»

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«Essere poeta non è una mia ambizione. | È la mia maniera di stare solo.»

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«All'improvviso oggi ho dentro una sensazione assurda e giusta. Ho capito, con una illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno.»

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«C'è, tra me e il mondo, una nebbia che mi impedisce di vedere le cose come veramente sono - come sono per gli altri.»

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«Senza la pazzia che cos'è l'uomo | se non bestia sazia, | cadavere differito che procrea?»

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«Il poeta è un fingitore. | Finge così completamente | che arriva a fingere che è dolore | il dolore che davvero sente.»

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«Noi non ci realizziamo mai. Siamo due abissi: un pozzo che fissa il Cielo.»

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«Credo che il profondo sentimento che sempre mi accompagna di incongruenza rispetto agli altri, sia dovuto al fatto che di norma le persone pensano attraverso la sensibilità, mentre io sento attraverso l'intelletto.»

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«Non mi preoccupo delle rime. Raramente ci sono due alberi uguali, l'uno accanto all'altro.»

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«Non si ama mai qualcun altro; si ama ciò che c'è di se stessi in lui, o che si crede ci sia.»

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«Il mondo è di chi non sente. La condizione essenziale per essere un uomo pratico è la mancanza di sensibilità.»

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«Se scrivo ciò che sento è perché così facendo abbasso la febbre di sentire.»

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«La morte è la curva della strada, morire è solo non essere visto. Se ascolto sento i tuoi passi, che esistono come io esisto.»

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«La letteratura, come tutta l'arte, | è la confessione che la vita non basta.»

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«Ho avuto grandi ambizioni e sogni turgidi - ma i sogni li hanno avuti anche il garzone e la sartina, perché tutti sognano. Quello che distingue le persone le une dalle altre è la forza di farcela, o di lasciare che sia il destino a farla a noi.»

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«Sento tenerezza, tenerezza fino alle lacrime, per i miei libri di altri nei quali faccio i conti, per il calamaio vecchio, per le spalle curve di Sergio che poco più in là prepara bollette d'accompagnamento. Sento affetto per tutto questo, forse perché non ho più niente da amare: o forse anche perché niente merita l'amore di un'anima; e se dobbiamo dare amore per sentimentalismo, è indifferente se lo riserviamo alle piccole sembianze del aclamaio o alla grande indifferenza delle stelle.»

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«La sua osservazione mi ha fatto pensare che mi lascio effettivamente sfruttare; ma siccome nella vita tutti dobbiamo essere sfruttati, mi domando se non sarà meglio essere sfruttato da un Vasques dei tessuti piuttosto che dalla vanità, dalla gloria, dal dispetto, dall'invidia o dall'impossibile. | Ci sono uomini che sono sfruttati perfino da Dio: sono profeti e santi, nella vacuità di questo mondo.»

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«Ho fatto naufragio senza tempesta in un mare nel quale si tocca il fondo con i piedi.»

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«I sentimenti più dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi: l'ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la nostalgia di ciò che non c'è mai stato, il desiderio di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l'insoddisfazione per l'esistenza del mondo.»

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«Un silenzio freddo. I rumori della strada come se fossero tagliati col coltello. Si è avvertita a lungo, come un malessere di tutto, una cosmica sospensione del respiro. Si era fermato l'intero universo. Attimi, attimi, attimi. Le tenebre si sono carbonizzate di silenzio. | All'improvviso, acciaio vivo.»

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