«L'esito del nostro congresso peserà sull'intera politica italiana: se consolidiamo il Pd, reggerà anche il Pdl dopo Berlusconi; se il Pd si scomponesse, anche il Pdl scomparirebbe e tutto ricomincerebbe da capo.»
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«In questi anni di transizione dal '94 a oggi, con tutti gli scontri e i limiti che abbiamo visto, due cose sono state condivise dai due campi: la nascita di uno schema bipolare, centrodestra e centrosinistra che si alternano al governo; e la nascita del Pd prima e del Pdl poi. Si è passati da un bipolarismo fondato su coalizioni eterogenee, frammentate, litigiose, a un bipolarismo più europeo, con due grandi partiti alternativi e alcune forze intermedie. Ma non dobbiamo credere che questo sistema sia acquisito per sempre, come se fosse consolidato da decenni. Dobbiamo pensare che questo sistema vada salvaguardato; perché non riguarda solo la politica, ma anche le istituzioni, l'economia, la competitività, l'aggancio all'Europa.»
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«Dal congresso del Pd e dal suo esito non passa soltanto il futuro del partito, che pure è una cosa importante. Passa anche il futuro assetto della politica italiana dopo Berlusconi; e quindi la questione riguarda tutti. Sento il dovere di pensare cosa succederà dopo la chiusura di un'epoca, che può essere o fisiologica, con la fine della legislatura, o traumatica. Abbiamo il dovere di pensare che dopo Berlusconi non venga azzerato l'orologio e non si ricominci tutto da capo; come se il bipolarismo e l'alternanza di governo non fossero una conquista di tutti, che ha reso più moderno e più semplice il paese, ma fossero legati solo all'esistenza di Berlusconi come leader o come avversario. Il che sarebbe un dramma.»
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