«"Attenzione" incominciò a gridare una voce, e fu come se a un tratto un oboe fosse divenuto capace di esprimersi. "Attenzione" ripeté la voce, nello stesso tono monotono, acuto e nasale. "Attenzione."»
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«L'enorme stanza al pianterreno era volta verso il nord. Fredda, nonostante l'estate che sfolgorava al di là dei vetri, nonostante il caldo tropicale della stanza stessa; una luce fredda e sottile entrava dalle finestre, cercando avidamente qualche manichino drappeggiato, qualche pallida forma di mummia accademica, ma trovando solamente il vetro, le nichelature e lo squallido splendore di porcellana di un laboratorio.»
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«Un edificio grigio e pesante di soli trentaquattro piani. Sopra l'entrata principale le parole: "Centro di incubazione e di condizionamento di Londra Centrale" e in uno stemma il motto dello Stato Mondiale: "Comunità, Identità, Stabilità".»
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«Su quel tronco di linea non era mai passato nessun diretto. I treni - quei pochi che vi passavano - si fermavano a tutte le stazioni. Denis sapeva a memoria i nomi di quelle stazioni: Bole, Tritton, Spavin, Delawarr, Knipswich per Timpany, West Bowlby e, finalmente, Camlet a fiume. A Camlet egli scendeva, lasciando che il treno continuasse a trascinarsi indolente, Dio solo sa dove, verso il cuore verdeggiante dell'Inghilterra.»
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«Per Lawrence, l'esistenza era una continua convalescenza; era come se fosse nato di nuovo da una malattia mortale ogni giorno della sua vita. La sua dialettica rivelava cosa vedevano i suoi occhi convalescenti.»
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