Giovanni Pascoli

poeta, accademico e critico letterario italiano

«E nella notte nera come il nulla, | a un tratto, col fragor d'arduo dirupo | che frana, il tuono rimbombò di schianto: | rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, | e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, | e poi vanì. Soave allora un anto | s'udì di madre, e il moto di una culla.»

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«Il poeta è poeta, non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demagogo, non uomo di stato o di corte. E nemmeno è, sia con pace del maestro, un artiere che foggi spada e scudi e vomeri; e nemmeno, con pace di tanti altri, un artista che nielli e ceselli l'oro che altri gli porga. A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione, che il modo col quale agli altri trasmette l'uno e l'altra.»

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«Quando brillava il vespero vermiglio, | e il cipresso pareva oro, oro fino, | la madre disse al piccoletto figlio: | Così fatto è lassù tutto un giardino. | Il bimbo dorme, e sogna i rami d'oro, | gli alberi d'oro, le foreste d'oro; | mentre il cipresso nella notte nera... »

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