«Ogni tanto, nelle giornate di vento, scendeva fino al lago e passava ore e guardarlo, giacchè, disegnato sull'acqua, gli pareva di vedere l'inspiegabile spettacolo, lieve, che era stata la sua vita.»
| VOTI: 1 |
«Stette ad ascoltare, in silenzio, fino all'ultimo, fino al treno di Eberfeld. Non pensava nulla. Ascoltava. Gli fece male sentire, alla fine, Hervè Joncour dire piano â??Non ho mai sentito nemmeno la sua voce.â?? e dopo un po' â??è uno strano doloreâ?? piano â??morire di nostalgia per qualcosa che non vivrai mai»
| VOTI: 1 |
«- Tanto a qualcuno la dovrai raccontare, prima o poi, la verità. - Lo disse piano, con fatica, perché non credeva, mai, che la verità servisse a qualcosa.»
| VOTI: 1 |
«Qualcuno diceva: ha qualcosa addosso, come una specie di infelicità .»
| VOTI: 1 |
«- È proprio necessario che parta? - No. - E allora perché? - Io non posso fermarlo. E se lui vuole andare laggiù, io posso solo dargli una ragione in più per tornare.»
| VOTI: 1 |
«Lasciarono la villa con rimpianto, giacchè avevano sentito lieve, tra quelle mura, la sorte di amarsi.»
| VOTI: 1 |
«- è una voliera - una voliera? - Sì - E a cosa serve? Hervè Joncour teneva fissi gli occhi su quei disegni - tu la riempi di uccelli, più che puoi, poi un giorno che ti succede qualcosa di felice la spalanchi, e li guardi volare via.»
| VOTI: 2 |
«Volavano lenti, salendo e scendendo nel cielo, come se volessero cancellarlo, meticolosamente, con le loro ali.»
| VOTI: 1 |
«Teneva gli occhi fissi sulle labbra di Hervè Joncour, come se fossero le ultime righe di una lettera d'addio.»
| VOTI: 1 |
«Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare una giornata di pioggia.»
| VOTI: 1 |
«- Provate a dirmi chi siete. Lo disse in francese, strascicando un po' le vocali, con una voce rauca, vera.»
| VOTI: 1 |
«Per mille volte cercò gli occhi di lei, e per mille volte lei trovò i suoi. Era una specie di triste danza, segreta e impotente.»
| VOTI: 1 |
«Minuscole onde circolari posavano l'acqua del lago sulla riva, come spedite, lì, da lontano.»
| VOTI: 1 |
«- Ma tu lo sai perché Jean Berbeck smise di parlare? - gli chiese. - È una delle tante cose che non disse mai-. -Forse è che la vita, alle volte, ti gira in un modo che non c'è proprio più niente da dire-. Disse. -Più niente, per sempre-.»
| VOTI: 2 |
«Lo stormo, terrorizzato, si alzò in cielo, come una nube di fumo sprigionata da un incendio. Era così grande che avresti potuto vederla a giorni e giorni di cammino da lì. Scura nel cielo, senz'altra meta che il proprio smarrimento.»
| VOTI: 2 |
«Lei leggeva un libro, ad alta voce, e questo lo rendeva felice perchè pensava non ci fosse voce più bella di quella, al mondo. Compì 33 anni il 4 settembre 1862. pioveva la sua vita, davanti ai suoi occhi, spettacolo quieto.»
| VOTI: 1 |
«L'ultima cosa che vide, prima di uscire, furono gli occhi di lei fissi sui suoi, perfettamente muti.»
| VOTI: 1 |
«In due giorni, a cavallo, giunsero in vista del villaggio. Hervè Joncour vi entrò a piedi perchè la notizia del suo arrivo potesse arrivare prima di lui.»
| VOTI: 3 |
«Il sindaco lo fermò: â?? cosa diavolo dovrei fare? â?? niente. E sarete il sindaco di un paese ricco.»
| VOTI: 2 |
«I produttori di seta di Lavilledieu, chi più chi meno, erano dei gentiluomini, e mai avrebbero pensato di infrangere una qualsiasi legge nel loro paese. L'idea di farlo dall'altra parte del mondo, tuttavia, risultò loro ragionevolmente sensata.»
| VOTI: 2 |
«Hervè Joncour era d'altronde uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla.»
| VOTI: 1 |
«Era una donna alta, si muoveva con lentezza, aveva lunghi capelli neri che non raccoglieva mai sul capo. Aveva una voce bellissima.»
| VOTI: 1 |
«E sentì il velluto della sua voce quando gli disse â??sei tornatoâ?? dolcemente â??sei tornato.»
| VOTI: 1 |
«- Devo comunicarvi una cosa molto importante, monsieur. Facciamo tutti schifo. Siamo tutti meravigliosi, e facciamo tutti schifo.»
| VOTI: 3 |
«Alzò lo sguardo su Hervè Joncour. I suoi occhi la fissavano, e lei capì che erano occhi bellissimi. Riabbassò lo sguardo sul foglio.»
| VOTI: 1 |
«Capiva solo che nulla è più forte di quell'istinto a tornare dove ci hanno spezzato, e a replicare quell'istante per anni.»
| VOTI: 1 |
«C'erano un sacco di cose che dovevamo distruggere per poter costruire quello che volevamo, non c'era altro modo, dovevamo essere capaci di soffrire e impartire sofferenza, chi avrebbe tollerato più dolore avrebbe vinto, non si può sognare un mondo migliore e pensare che te lo consegneranno solo perchè lo chiedi, quelli non avrebbero mai ceduto, bisognava combattere.»
| VOTI: 1 |
«Lasciami andare a vedere il Sogno, la Velocità , il Miracolo, non fermarmi con uno sguardo triste, questa notte lasciami vivere laggiù, sull'orlo del mondo, solo queste notte, poi tornerò. Così si chiuderà il cerchio delle cose non accadute.»
| VOTI: 1 |
«Raccontò che c'erano due strade, per tornare a casa, ma solo in una si sentiva il profumo di more, sempre, anche d'inverno. Disse che era la più lunga. E che suo padre prendeva sempre quella, anche quando era stanco, anche quand'era vinto. Spiegò che nessuno deve credere di essere solo, perchè in ciascuno vive il sangue di coloro che l'hanno generato, ed è una cosa che va indietro fino alla notte dei tempi. Così siamo solo la curva di un fiume, che viene da lontano e non si fermerà dopo di noi.»
| VOTI: 1 |
«Le granate fischiavano sopra le loro teste, e, per errore umano o deficienza tecnica, spesso addosso alle teste â?? il cosiddetto fuoco amico. Così si moriva di piombo patrio. In un frastuono scioccante, gli uomini rimanevano abbandonati ai loro pensieri, costretti a trascorrere nella passività più assoluta quelli che in molti casi erano gli ultimi istanti della loro vita.»
| VOTI: 1 |
«"Mi sono addormentato, e ti ho sognata." "E com'ero?" "Viva" "Viva? E poi?" "Viva. Non chiedermi altro. Eri viva." "Viva... io?"»
| VOTI: 1 |
«"Io verrei qui e vi porterei via, per sempre." Sorride, Ann Deverià . "Riditemelo Bartleboom. Proprio in quel tono lì, vi prego. Riditemelo."»
| VOTI: 1 |
«Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c'è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio. Ce la farò, vero? Vero che ce la farò?»
| VOTI: 1 |
«Perchè nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano. Basterebbe la fantasia di qualcuno un padre, un amore, qualcuno. Lui saprebbe inventarla una strada, qui, in mezzo a questo silenzio, in questa terra che non vuole parlare. Strada clemente, e bella. Una strada da qui al mare.»
| VOTI: 2 |
«"Ogni tanto mi chiedo cosa mai stiamo aspettando." (silenzio) "Che sia troppo tardi, madame".»
| VOTI: 1 |
«Sai cos'è bello, qui? Guarda: noi camminiamo, lasciamo tutte quelle orme sulla sabbia, e loro restano lì, precise, ordinate. Ma domani, ti alzerai, guarderai questa grande spiaggia e non ci sarà più nulla, un'orma, un segno qualsiasi, niente. Il mare cancella, di notte. La marea nasconde. è come se non fosse mai passato nessuno. è come se noi non fossimo mai esistiti. Se c'è un luogo, al mondo, in cui puoi pensare di essere nulla, quel luogo è qui. Non è più terra, non è ancora mare. Non è vita falsa, non è vita vera. è tempo. Tempo che passa. E basta.»
| VOTI: 1 |
«Io ti ho amato, Andrè, e non saprei immaginare come si possa amare di più. Avevo una vita, che mi rendeva felice, e ho lasciato che andasse in pezzi pur di stare con te. Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perchè il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità . E lo sapevo che poi la vita non è abbastanza grande per tenere insieme tutto quello che riesce ad immaginarsi il desiderio. Ma non ho cercato di fermarmi, nè di fermarti. Sapevo che lo avrebbe fatto lei. E lo ha fatto. è scoppiata tutto d'un colpo. C'erano cocci ovunque, e tagliavano come lame.»
| VOTI: 1 |
«Potrebbe essere la perfezione - immagine per occhi divini - mondo che accade e basta, il muto esistere di acqua e terra, opera finita ed esatta, verità - verità - ma ancora una volta è il salvifico granello dell'uomo che inceppa il meccanismo di quel paradiso, un'inezia che basta da sola a sospendere tutto il grande apparato di inesorabile verità, una cosa da nulla, ma piantata nella sabbia, impercettibile strappo nella superficie di quella santa icona, minuscola eccezione posatasi sulla perfezione della spiaggia sterminata. A vederlo da lontano non sarebbe che un punto nero: nel nulla, il niente di un uomo e di un cavalletto da pittore.»
| VOTI: 1 |
«Il padre che non sarò mai l'ho incontrato guardando un bambino morire, per giorni, seduto accanto a lui, senza perdere niente di quello spettacolo tremendo, bellissimo, volevo essere l'ultima cosa che guardava al mondo, quando se ne andò, guardandomi negli occhi, non fu lui ad andarsene ma tutti i figli che mai ho avuto.»
| VOTI: 1 |
«Sapeva ascoltare, e sapeva leggere. Non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso.»
| VOTI: 1 |
«Era fatto così, lui. Un po' come il vecchio Danny: non aveva il senso della gara, non gli fregava niente sapere chi vinceva, era il resto che lo stupiva. Tutto il resto.»
| VOTI: 1 |
«Andavo di fantasia, e di ricordi, è quello che ti rimane da fare, alle volte, per salvarti, non c'è più nient'altro. Un trucco da poveri, ma funziona sempre.»
| VOTI: 1 |
«Succedeva sempre che a un certo punto uno alzava la testa... e la vedeva. è una cosa difficile da capire. Voglio dire... Ci stavamo in più di mille, su quella nave, tra ricconi in viaggio, e emigranti, e gente strana, e noi... Eppure c'era sempre uno, uno solo, uno che per primo... la vedeva. Magari era lì che stava mangiando, o passeggiando, semplicemente, sul ponte... magari era lì che si stava aggiustando i pantaloni... alzava la testa un attimo, buttava un occhio verso il mare... e la vedeva. Allora si inchiodava, lì dov'era, gli partiva il cuore a mille, e, sempre, tutte le maledette volte, giuro, sempre, si girava verso di noi, verso la nave, verso tutti, e gridava (piano e lentamente): l'America. Poi rimaneva lì, immobile come se avesse dovuto entrare in una fotografia, con la faccia di uno che l'aveva fatta lui, l'America.»
| VOTI: 1 |
«Voglio dire che ad affascinarlo, nel presente, erano gli indizi delle mutazioni che, quel presente, avrebbero dissolto.»
| VOTI: 1 |
«Si sono adattati, hanno corretto due o tre cose, e l'hanno fatto. Anche molto bene, bisogna dire.»
| VOTI: 1 |
«Se si potessero chiedere in quel modo i libri, quanta gente di più entrerebbe nelle librerie e comprerebbe libri?»
| VOTI: 1 |
«Noi iniziammo a masticare chewingum (come diavolo si scrive?) e loro iniziarono a bere vino.»
| VOTI: 1 |
«Nell'apparente indigenza di quel particolare, trova appoggio una forza più ampia che, senza quella debolezza, non starebbe in piedi.»
| VOTI: 2 |
«Lo faceva godere studiare l'esatto punto in cui una civiltà trova il punto d'appoggio per ruotare su se stessa e diventare paesaggio nuovo e inimmaginabile. Lo faceva morire descrivere quel movimento titanico che per i più era invisibile, e per lui, invece, così evidente.»
| VOTI: 1 |
«La vecchia e cara Europa di Thomas Mann e degli antichi parapetti di Dresda non conta più nulla.»
| VOTI: 1 |
«Il punto è importante proprio per il tipo di evidenza che assume in una cultura ancora fortemente romantica come la nostra: quel vino nega uno dei principi dell'estetica che ci è propria: l'idea che per raggiungere l'alta nobiltà del valore vero si debba passare per un tortuoso cammino se non di sofferenza quanto meno di pazienza e apprendimento.»
| VOTI: 1 |
«Il braccio che è diventato pinna, forse non è un cancro, ma l'inizio di un pesce.»
| VOTI: 1 |
«Erano mosse apparentemente suicide. Ma erano il movimento di una zampa, o la flessione della schiena, o l'angolo di uno sguardo: intorno c'era l'animale, ed aveva un piano, ed era l'animale, l'unico, che sarebbe sopravvissuto.»
| VOTI: 1 |
«Era un pioniere, non aveva quattro generazioni di artisti del vino alle spalle, e faceva vino dove nessuno aveva mai pensato di fare altro che pesche e fragole.»
| VOTI: 1 |
«Eppure, in quella innegabile perdita di ricchezza, in quella volontaria riduzione di possibilità , in quella ritirata strategica geniale, quegli uomini trovarono la strettoia attraverso cui arrivare a un mondo nuovo, che tutto sarebbe stato tranne una perdita di anima.»
| VOTI: 1 |
«è ovvio che, una volta isolato, qualsiasi segmento del corpo risulta fragile, immotivato, e perfino ridicolo. Ma è il movimento armonico di tutto l'animale, che bisognerebbe essere capaci di vedere. Se c'è una logica, nel movimento dei barbari, è solo leggibile a uno sguardo capace di assemblarne i diversi pezzi. Altrimenti è chiacchiera da bar.»
| VOTI: 1 |
«è un punto importante: lì trova fondamento uno dei grandi luoghi comuni che da sempre covano sotto la superficie della paura dei barbari: il pensiero che loro siano l'avidità contrapposta alla cultura; la certezza che si muovano per un'ipertrofica, quasi immorale, avidità di guadagno, di vendite, di profitti.»
| VOTI: 1 |
«Credetemi: è dall'alto, che bisognerebbe guardare. è dall'alto che forse si può riconoscere la mutazione genetica, cioè le mosse profonde che poi creano, in superficie, i guasti che conosciamo. Io cercherò di farlo provando a isolare alcune mosse che mi sembra siano comuni a molti degli atti barbarici che rileviamo in questi tempi. Mosse che alludono a una precisa logica, per quanto difficile da capire, e a una chiara strategia, per quanto inedita.»
| VOTI: 1 |
«[Riferito a Walter Benjamin] Così si rassegnò a vivere in perenne indigenza economica. Lui diceva che ciò gli aveva quanto meno riservato un privilegio sottile: svegliarsi quando cavolo gli pareva, ogni mattina.»
| VOTI: 1 |
«Così, per questo libro, io avrei scelto quattro epigrafi. Giusto per segnare i bordi del campo da gioco. Ecco la prima: viene da un bellissimo libro uscito da poco in Italia. L'ha scritto Wolfgang Schivelbush ed è intitolato La cultura dei vinti. (Sono titoli a cui, essendo tifoso del Toro, non posso resistere). Ecco cosa dice a un certo punto: "Il timore di essere sopraffatti e distrutti da orde barbariche è vecchio come la storia della civiltà . Immagini di desertificazione, di giardini saccheggiati da nomadi e di palazzi in sfacelo nei quali pascolano le greggi sono ricorrenti nella letteratura della decadenza dall'antichità fino ai giorni nostri." Copiate e mettete da parte.»
| VOTI: 1 |
«Con quella lingua Parker ha contribuito significativamente a imporre a livello planetario l'amore per il vino hollywoodiano: non in malafede, gli piaceva davvero, e lo disse: in un modo che la gente poteva capire.»
| VOTI: 1 |
«Complice una precisa innovazione tecnologica, un gruppo umano sostanzialmente allineato al modello culturale imperiale, accede a un gesto che gli era precluso, lo riporta istintivamente a una spettacolarità più immediata e a un universo linguistico moderno, e ottiene così di dargli un successo commerciale stupefacente.»
| VOTI: 1 |
«Ci tengo a dire che non era un fesso, e scriveva per una rivista autorevole che si chiamava The Quarterly Musical Magazine and Review. E questo fu ciò che scrisse, e che io metto qui, come seconda epigrafe:"Eleganza, purezza e misura, che erano i principi della nostra arte, si sono gradualmente arresi al nuovo stile, frivolo e affettato, che questi tempi, dal talento superficiale, hanno adottato. Cervelli che, per educazione e abitudine, non riescono a pensare a qualcosa d'altro che i vestiti, la moda, il gossip, la lettura di romanzi e la dissipazione morale, fanno fatica a provare i piaceri, più elaborati e meno febbrili, della scienza e dell'arte. Beethoven scrive per quei cervelli, e in questo pare che abbia un certo successo, se devo credere agli elogi che, da ogni parte, sento fiorire per questo suo ultimo lavoro." Voilà .»
| VOTI: 2 |
«Bisogna concedere ai barbari la chance di essere un animale, con una sua compiutezza e un suo senso, e non pezzi del nostro corpo colpiti da una malattia. Bisogna fare lo sforzo di supporre, alle loro spalle, una logica non suicida, un movimento lucido, e un sogno vero.»
| VOTI: 1 |
«Non sembra, ma questo è un libro. Ho pensato che mi sarebbe piaciuto scriverne uno, a puntate, sul giornale, in mezzo alle frattaglie di mondo che quotidianamente passano da lì. Mi attirava la fragilità della cosa: è come scrivere allo scoperto, in piedi su un torrione, tutti che ti guardano e il vento che tira, tutti che passano, pieni di cose da fare. E tu lì senza poter correggere, tornare indietro, ridisegnare la scaletta. Come viene, viene. E, il giorno dopo, involtolare insalata, o diventare il cappello di un imbianchino. Ammesso che se li facciano ancora, i cappelli, col giornale - come barchette sul litorale delle loro facce.»
| VOTI: 1 |
«Voleva rispondergli un sacco di cose, la vedova Abegg. Ma quando ti viene quella voglia di piangere pazzesca, che proprio ti strizza tutto, che non la riesci a fermare, allora non c'è verso di spiaccicare una sola parola, non esce più niente, ti torna tutto indietro, tutto dentro, ingoiato da quei dannati singhiozzi, naufragato nel silenzio di quelle stupide lacrime. Maledizione. Con tutto quello che uno vorrebbe dire... E invece niente, non esce fuori niente. Si può esser fatti peggio di così?»
| VOTI: 1 |
«Tutte le bocce di cristallo che avrai rotto, erano solo vita... non sono quelli gli errori... quella è vita... e la vita vera magari è proprio quella che si spacca... il mondo è pieno di gente che gira con in tasca le sue piccole biglie di vetro... le sue piccole tristi biglie infrangibili... e allora tu non smetterla mai di soffiare nelle tue sfere di cristallo.»
| VOTI: 1 |
«"Siediti, Pehnt" diceva la gente. "Grazie" diceva lui, e saliva in piedi sulla sedia. "Non che sia il massimo dell'educazione" diceva la vedova Abegg. "Neanche cagare è una delizia. Ma ha i suoi vantaggi " diceva Pekisch.»
| VOTI: 1 |
«La sera, come tutte le sere, venne la sera. Non c'è niente da fare: quella è una cosa che non guarda in faccia a nessuno. Succede e basta. Non importa che razza di giorno arriva a spegnere. Magari era stato un giorno eccezionale, ma non cambia nulla. Arriva e lo spegne. Amen.»
| VOTI: 1 |
«Gli erano entrate negli occhi, quelle due immagini, come l'istantanea percezione di una felicità assoluta e incondizionata. Se le sarebbe portate dietro per sempre. Perchè è così che ti frega, la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità . Lo scopri dopo, quand'è troppo tardi. E già sei, per sempre, un esule: a migliaia di chilometri da quell'immagine, da quel suono, da quell'odore. Alla deriva.»
| VOTI: 1 |
«E allora... quello, esattamente quello, finalmente, io lo so, sarà il posto in cui dovevo arrivare. Da lontano, da dovunque, io non ho fatto che camminare verso quel punto esatto, quel metro quadrato di legno posato sul fondo di un immenso bicchiere di vetro. Lì, quel giorno, io sarò arrivato alla fine del mio cammino. Dopo... tutto quello che accadrà dopo... non conterà più niente.»
| VOTI: 1 |
«Dev'essere così, questa cosa dei figli, pensò Horeau: nascono con dentro quello che nei padri, la vita ha lasciato a metà . Se mai avrò un figlio, pensò Horeau tagliando meticolosamente una sottile fetta di carne in salsa di mirtilli, nascerà pazzo.»
| VOTI: 1 |
«C'è sempre un piano preciso, dietro a tutto... in questo aveva ragione il signor Rail... ognuno ha davanti le sue rotaie, che le veda o no.»
| VOTI: 1 |
«Addio mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito; tutto quel che c'era io l'ho visto, guardando te. E sonostata ovunque, stando con te.»
| VOTI: 1 |
«Nel momento in cui raccontava una cosa, lo era: una scrittura esatta oltre ogni ragionevolezza. L'epica dell'esattezza.»
| VOTI: 1 |