Carmelo Bene

attore, regista, drammaturgo, scrittore e poeta italiano

Carmelo Pompilio Realino Antonio Bene, meglio conosciuto semplicemente come Carmelo Bene è stato un attore, regista, drammaturgo, filosofo, scrittore e poeta italiano.
Nel 1957 si iscrive all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica «Silvio D'Amico» e ne frequenta i corsi per un solo anno, ritenendoli inutili. Restò comunque a Roma conducendo una vita sregolata.
Dopo il sequestro e la chiusura definitiva del Teatro Laboratorio trascorse sei mesi con l'allestimento del Teatro Carmelo Bene al Divino Amore (1967), un’altra esperienza breve. Scrisse, inoltre, in questo stesso periodo, tra il 1965 e il 1966, i romanzi “Nostra Signora dei Turchi” e “Credito italiano”, portati poi a teatro. Fu Pier Paolo Pasolini, colui che lanciò definitivamente nel cinema Carmelo Bene con il film “Edipo re” nel 1967. Il 1974 segnò l'anno della sua prima apparizione in televisione con "Quattro modi di morire in versi: Majakowski, Blok, Esenin, Pasternak".
Nel 1981, con la Lectura Dantis dalla Torre degli Asinelli di Bologna, portò la lettura della Divina Commedia davanti ad un pubblico di oltre centomila persone, in occasione del primo anniversario della strage della stazione.
Nel 1988 Carmelo Bene viene nominato clamorosamente direttore artistico della sezione teatro della Biennale di Venezia, suscitando non poche polemiche.
Il 16 marzo del 2002 Carmelo Bene morì a Roma.


Bisogna uscir di pagina, uscir di sé, uscir di senno. Solo Sade ha fatto il miracolo, servendosi della scrittura. Solo io ho fatto il miracolo, servendomi della parola. Per questo dico che ho abbandonato l'al di qua e il mio avvenire è già passato.
data: 02/25/15 autore:

«Lorenzaccio è quel gesto che nel suo compiersi si disapprova. Disapprova l'agire. E la storia medicea, dispensata, non sa di fatto stipare questo suo (?) enigma eroico; ha subìto e glorificato di peggio, questa Storia. Ma le cose son due: o la Storia, e il suo culto imbecille, è una immaginaria redazione esemplare delle infinite possibilità  estromesse dalla arbitraria arroganza dei 'fatti' accaduti (infinità  degli eventi abortiti); o è, comunque, un inventario di fatti senza artefici, generati, cioè, dall'incoscienza dei rispettivi attori (perchè si dia un'azione è necessario un vuoto della memoria) che nella esecuzione del progetto, sospesi al vuoto del loro sogno, così a lungo perseguito e sfinito, dementi, quel progetto stesso smarrirono, (de)realizzandolo in pieno.»

tag: libri
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«Il culto della donna gravida, della puerpera e della mamma, è la più manicomiale abiezione della razza umanoide. Questa efferata "matrice" preferirei ammetterla come madre di Dio, purchè fosse disposta a dimettersi come matrice dell'uomo.»

tag: donne
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«Non ero (e non sono) ancora mai stato a teatro. Per me il teatro era solo quello d'opera, il "Margherita" a Bari, l'Arena a Verona, a Roma "Caracalla", il "Politeama" di Lecce. Mi ci portavano i genitori, appassionati di lirica, quando andavamo in villeggiatura. Il teatro era cantato. Lo vedevo e soprattutto lo ascoltavo in radio. Ignoravo il teatro di prosa. E non ho mai più smesso di ignorarlo.»

tag: spettacolo
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«Il metodo Sharoff era un metodo fondato sul risveglio dei sentimenti. Per commuoverti dovevi fare cose turpi, come pensare che tua madre era morta. Stanislavskj beato. Io a mia madre volevo molto bene, m'aveva pure concesso di iscrivermi all'accademia, ma pensarla cadavere mi ripugnava, e comunque non mi risvegliava un bel niente. Non mi faceva piangere. La morte, in generale, non mi ha mai fatto piangere. è così incipiente. è un incipit.»

tag: libri
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«Disprezzo i giovani di questi ultimi trent'anni. Tutto il lager schiamazzante delle rivolte studentesche. Questa sciagurata età  (tutt'altro che oisive) pericolosomente volitiva. Mummie foruncolose e imbellettate che, con la scusa di rivendicare e accattonare un mutamento, una riforma o altro, nidificano nell'autoconservazione. Questa perpetua assemblea è il comfort della bestialità  del branco. Di giovinazzi e giovinazze che, invece di sequestrare se stessi, "desiderando" (è l'etimo di "studio") e progettando in tutto privato, s'illudono di "okkupare" una scuola pubblica allo scopo cretinissimo di conferirle "dignità " ed "efficacia" innovativa.»

tag: giovani
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«Un grande artista, se davvero se ne sbatte dell'arte lasciandola a quello che è, ingloriosa defecazione, si pone per quello che è, un pericolo pubblico, un criminale. In questo senso, sono stato, sono un criminale. Ho sempre cercato il mio patibolo. Il cemento delle teste vuote contro cui andarmi a disintegrarmi. Mai cercando il sociale.»

tag: arte
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«Si nasce e si muore soli, che è già  un eccesso di compagnia.»

tag: vita e morte
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«La letteratura maggiore o minore è, comunque, non soltanto menzogna, è chirurgia scongiurata, devitalizzata, guazzabuglio di vita simulata.»

tag: vita
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«L'intrattenimento ormai è demandato alle casalinghe, traslocate dal bordello domestico a quello televisivo.»

tag: eros
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«Il fatto di essere nati [Negli anni '30] costituiva di per sè un'impresa. Sopravvivere ai tumulti dell'utero, a questo natale bellico, allora funesto nel novanta per cento dei casi. Più che nato, sono stato abortito. Ecco, io mi considero a tutti gli effetti un aborto vivente.»

tag: storia
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«Gli impiegati andrebbero murati in casa. La domenica. Murare le finestre. Magari non in cemento, con dei mattoni forati. Quando vanno al lavoro possono sbizzarrirsi. Inalare qualche boccata di smog. Altro che verdi. Ecologicamente, la presa d'aria deve essere letale.»

tag: lavoro
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«è la folla come fallo, è l'errore di massa. Non l'erranza. è finita quell'erranza, il nomadismo, il pensiero. Dove c'è qualità  si muore. Si tocca il filo rosso. Crepi. è cortocircuito.»

tag: errori
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«La poesia è distacco, lontananza, assenza, separatezza, malattia, delirio, suono, e soprattutto, urgenza, vita, sofferenza. è l'abisso che scinde orale e scritto.»

tag: poesie
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«Andiamoci piano con questa storia che un bel giorno si nasce. Non è così scontato. In quegli anni [Anni '30] venire al mondo e farla franca era come scampare ad Auschwitz. La gestante era una signora a rischio, destinata quasi sempre a perire. Lei o il bambino. Qualche volta entrambi.»

tag: vita e morte storia
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«Nelle aristocrazie il principe non si fa eleggere, è lui che elegge il suo popolo. In democrazia il popolo è bastonato su mandato del popolo. è la pratica certosina dell'autoinganno. Si dice che il trenta per cento sia astensionismo. Nego, tutto è astensionismo. Sono comunque voti sprecati.»

tag: politica
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«Me ne fotto di quel che mi riguarda. Malati gravi si è per definizione.»

tag: vita
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«La voce dell'opera si è fermata con la Callas, una perfezionista, nel senso che perfezionava i suoi difetti, come tutti i geni. Trovare e cestinare. Di questo si tratta.»

tag: musica opere teatrali
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«Io sono già  dimenticato, meglio ancora ignorato, in vita. Mi hanno promesso a Otranto i funerali da vivo. Non c'è bisogno di consegnare un cadavere in pubblico per meritare la dimenticanza.»

tag: successo
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«In quanto al mio amico Vittorio Gassman, gli dissi una volta scherzando: "Non puoi accontentarti di essere il meglio del peggio, cioè il pessimo".»

tag: amicizia
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«Il corpo implora il ritorno all'inorganico. Nel frattempo non si nega nulla.»

tag: uomini
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