«La democrazia è il regime delle possibilità da esplorare, attraverso discussione e confronto e secondo la logica del male minore o del bene maggiore nelle condizioni date. In certo senso, carità e (è) democrazia. In questa dimensione pratica, essenzialmente relativa, nessuno può pretendere di possedere la verità. Anzi, l'idea stessa di verità non ha luogo.»
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«È addirittura intuitivo che la democrazia è inconciliabile con la pretesa di una parte, quale che essa sia, di possedere la verità e di imporla a chi non vi si riconosce. Questa pretesa sarebbe non democrazia ma autocrazia. La carità ci introduce invece in un campo in cui la verità retrocede, in un campo che, per sua natura, non è quello delle certezze assolute e necessarie, ma quello delle possibilità.»
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«La dottrina laica dei diritti non è quella cattolica, come risulta da un punto cruciale: per la prima, il limite dei diritti è l'uguale diritto altrui; perla seconda, l'ordine naturale giusto. La differenza è capitale. La prima dottrina mira alla libertà; la seconda, alla giustizia. Valori diversi e, in certi casi, anche in conflitto, come constatiamo, ad esempio, a proposito del riconoscimento delle unioni al di fuori della famiglia tradizionale: per gli uni, non fanno male a nessuno; per gli altri, sono comunque "disordinate". Solo mantenendo le differenze si può salvare la ricchezza delle diverse tradizioni: nella specie la tensione alla libertà»
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«La democrazia è, per così dire, un regime in prima persona, non per interposta persona. Se essa è occupata da forze che agiscono come longa manus di poteri esterni, diventa il luogo di scontro e prepotenza di potentati che obbediscono alle loro regole e non rispondono a quelle della democrazia: potentati che sono, tecnicamente, irresponsabili.»
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«La democrazia non presuppone affatto quel relativismo etico che il magistero della Chiesa giustamente condanna. Essa, al contrario, si alimenta di convinzioni etiche e ideali che cercano di diffondersi e di affermarsi fino a diventare forza costitutiva della società. Ciò presuppone però il libero confronto e questo, a sua volta, la libera e diretta partecipazione di coloro che vi portano le proprie convinzioni, quale che ne siano la fonte e il fondamento, laico o religioso.»
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«In vita democratica è una continua ricerca e un continuo confronto su ciò che, per il consenso comune che di tempo in tempo viene a determinarsi modificandosi, può essere ritenuto prossimo al bene sociale. Il dogma - cioè l'affermazione definitiva e quindi indiscutibile di ciò che è vero, buono e giusto - come pure le decisioni di fatto irreversibili, cioè quelle che per loro natura non possono essere ripensate e modificate (come mettere a morte qualcuno), sono incompatibili con la democrazia.»
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«La democrazia, come la concepiamo e la desideriamo, è il regime delle possibilità sempre aperte. Non basandosi su certezze definitive, essa è sempre disposta a correggersi perché - salvi i suoi presupposti procedurali (le deliberazioni popolari e parlamentari) e sostanziali (i diritti di libera, responsabile e uguale partecipazione politica), consacrati in norme intangibili della Costituzione, oggi garantiti da Tribunali costituzionali - tutto può sempre essere rimesso in discussione.»
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«Etica pubblica e convivenza politica sono sotto molti aspetti interdipendenti. Il modo d'intendere la prima si riflette sul modo d'intendere la seconda, e così anche al rovescio.»
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«Ha senso dire che chi nega Dio vorrebbe mettersi al suo posto? Se Dio non esiste, non può essere questione di rimpiazzarlo. L'argomento della superbia sta e cade con Dio e, se Dio esiste, non vale più niente.»
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«Il dubbio al contrario del radicale scetticismo, presuppone l'afferrabilità delle cose umane, ma, insieme, l'insicurezza di averle afferrate veramente, cioè la consapevolezza del carattere necessariamente fallibile o mai completamente perfetto della conoscenza umana, cioè ancora la coscienza che la profondità delle cose, pur se sondabile, è però inesauribile.»
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«Tutti, quasi, nel ceto politico, si dichiarano per una riforma, salvo dissentire su quale. La conseguenza è che la Costituzione è restata in piedi per mancanza di forza sufficiente a modificarla: una situazione imbarazzante di logoramento, di erosione continua della sua legittimità. È stato così fino a ora, e già si dice che si proseguirà: si spera, ma con limitate speranze, che si giunga presto al termine di questo tempo di costituzione sempre da riformare e mai riformata.»
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«Quello che in origine si considerava un disegno unitario di vita politica e sociale [la Costituzione], ha iniziato a essere scomposto concettualmente in parti diverse e le si è trattate, ora questa ora quella, come materia che potesse essere ritrattabile (in tutti i sensi) a seconda delle esigenze del momento: secondo, diciamo così, opportunità e, qualche volta, opportunismo. È caduto quello che si disse essere stato fino ad allora il "tabù costituzionale", l'intoccabilità della Costituzione.»
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«Il miracolo costituente d'un tempo è difficile che si rinnovi oggi, quando qualsiasi mutamento della Costituzione si risolve, per gli uni e per gli altri, in un vantaggio o in uno svantaggio, che ciascuno è in grado di calcolare. Manca quell'iniziale "velo dell'ignoranza" circa la distribuzione dei costi e dei benefici che, all'inizio di un'epoca costituzionale, induce ad orientarsi secondo idee generali e non secondo interessi particolari.»
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«Tutti vogliono cambiare la Costituzione ma tutti hanno idee diverse su come cambiarla.»
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«Un grande giurista del secolo scorso, cattolico per giunta, ha scritto che evocare il diritto naturale nelle nostre società, dove convivono valori, concezioni della vita e del bene comune diverse, significa lanciare un grido di guerra civile. [...] Questo incitamento, per quanto nobili a taluno possano sembrarne le motivazioni, è sovversivo; è l'espressione della pretesa di chi ha l'ardire di porsi unilateralmente al di sopra delle leggi e della Costituzione.»
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«La Costituzione, ciò che ci siamo dati nel momento in cui eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi.»
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«Se mai l'Europa si darà una vera costituzione, sarà quando avrà intrapreso una profonda riflessione su sé medesima, ancora una volta a confronto con l'America. Questa volta per rispondere alla domanda: chi davvero noi siamo, che cosa davvero ci distingue, sempre che si voglia essere qualcuno e qualcosa, e non una semplice propaggine. Il Tocqueville di cui oggi avremmo bisogno sarebbe quello che fosse capace di renderci consapevoli, nelle differenze, della nostra identità.»
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«L'astensione dall'affermare di ogni cosa ch'essa sia vera o falsa, buona o cattiva, giusta o ingiusta, bella o brutta significa che tutto è indifferente a questo genere di giudizi. Come forma estrema di scetticismo, è incompatibile così con il dubbio.»
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