Rabindranath Tagore

poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese

«O stolto, che cerchi di portare | te stesso sulle tue spalle! | Mendicante, che vieni a mendicare | alla porta della tua casa! | | Deponi ogni fardello in queste mani | che tutto sanno sopportare, | non voltarti mai indietro a guardare | il passato, con rimpianto. | | Il desiderio subito spegne | la fiamma d'ogni lampada che sfiora. | È empio - non prendere doni | dalle sue mani impure. | Accetta soltanto | quello ch'è offerto dall'amore.»

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«Sei fuori in questa notte burrascosa | per il tuo viaggio d'amore, amico mio? | Il cielo geme come chi è disperato. | Non riesco a dormire questa notte. | Ogni tanto apro la porta | e guardo fuori nell'oscurità. | Davanti a me non vedo nulla. | Mi chiedo dove sia il tuo sentiero. | | Da quale buia riva di nero fiume | da quale lontano limitare di oscura selva | per quali intricati abissi di tenebre | stai camminando per venire da me | amico mio?»

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«Talvolta | la mia gioia | ti spaventa | amore mio | nasce dal nulla | e si nutre di poco | di larve invisibili | che il vento trasporta | di frammenti di paura | che si fondono in tepore | di briciole di serenità | cadute | dalla mensa dei poveri | di un raggio di sole | che risveglia lucciole | addormentate | in gocce di rugiada | se mi ami | amore mio | perdona la mia gioia.»

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«Se l'amore deve essermi negato, | perchè il mattino spezza il suo cuore | in canzoni, e perchè questi sospiri | che il vento del sud disperde | tra le foglie appena spuntate ? | | Se l'amore deve essermi negato, | perchè porta la notte, in dolente | silenzio, la pena delle stelle ? | | E perchè questo folle cuore getta | getta sconsideratamente la speranza | su un mare la cui fine non conosce ?»

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«Per un tuo sospiro | io do sfogo | a viventi note | di gioia | o di dolore. | Sono una sola cosa | col tuo canto, | che sia | mattutino | o notturno, | che entri | tra i raggi del sole | o tra le ombre | della sera... | Se dovessi | Perdermi nella fuga | di questa musica, | non ne patirei, | tanto | questa melodia | m'è cara.»

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«Le pene silenziose, | celate dalla luce del giorno. | Risplenderanno nelle tenebre | come stelle accese nella notte.»

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«Chi sei tu, lettore che leggi | le mie parole tra un centinaio d'anni? | Non posso inviarti un solo fiore | della ricchezza di questa primavera, | una sola striatura d'oro | delle nubi lontane. | Apri le porte e guardati intorno. | Dal tuo giardino in fiore cogli | i ricordi fragranti dei fiori svaniti | un centinaio d'anno fa. | Nella gioia del tuo cuore possa tu sentire | la gioia vivente che cantò | in un mattino di primavera, | mandando la sua voce lieta | attraverso un centinaio d'anni.»

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«Amica mia, questa sera | mi sembra che, | attraverso mondi innominabili | dove già siamo vissuti, | abbiamo lasciato | il ricordo della nostra unione, | Tu e Io. | Quando leggo antiche | leggende, ispirate | da passioni spente, oggi, | mi sembra che una volta | eravamo una persona sola, | Tu e Io | e che la memoria ritorni | a quel tempo...»

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«Forse c'è una casa in questa città | dove la porta s'apra per sempre | questa mattina al tocco dell'aurora, | dove lo scopo della luce è raggiunto. | | I fiori sono sbocciati | nelle siepi e nei giardini, | e forse c'è un cuore che in essi ha trovato | questa mattina il dono che era in viaggio | da un tempo infinito.»

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«Finisci allora quest'ultima canzone e separiamoci. | Scorda questa notte ora che la notte è finita | Chi cerco di serrare tra le braccia? | I sogni non si possono far prigionieri. | Con mani avide stringo al mio cuore | il vuoto, ed esso mi ferisce il petto.»

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«L'acqua in un recipiente è scintillante, | l'acqua nel mare è scura. | La piccola verità ha parole che sono chiare, | la grande verità ha il grande silenzio.»

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«Viaggiai per giorni e notti per paesi lontani. | Molto spesi per vedere alti monti, grandi mari. | E non avevo occhi per vedere a due passi da casa la goccia di rugiada sulla spiga di grano.»

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«Come in un sogno, | l'amore viene con passi silenziosi. | | Quando lei partì, la porta cigolò, | mi affrettai per richiamarla indietro, | ma il sogno diventò impalpabile, | dileguandosi nel buio. | Un tremare di luce da lontano, | un miraggio, come sangue, rosso!»

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«Ho sognato che lei, seduta vicino al mio letto, | mi sollevava dolcemente con le mani i capelli, | facendomi sentire la gentilezza delle sue dita. | Guardavo il suo viso, lottando con le lacrime | che mi offuscavano lo sguardo, | finché il languore delle sue dolci parole | mi fermò il sogno, come una luce iridescente.»

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«Dirò il Tuo nome sedendo solitario tra l'ombra dè miei silenziosi pensieri. | | Lo dirò senza parole, lo pronuncerò senza proposito. | | Giacché io somiglio al bimbo che chiama la madre cento volte, | felice di poter dire: "Mamma."»

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«Nella tua eterna veglia, | tu ascolti i miei passi che s'avvicinano, | mentre la tua letizia si raccoglie | nei primi albori del mattino | ed erompe nell'esplosione di luce. | Più mi accosto a te, più profondo diventa | il fervore nella danza del mare. | Il tuo mondo è uno spruzzo di luce | che si diffonde, colmandoti le mani, | ma il tuo cielo è nel mio cuore segreto; | esso schiude lentamente | le sue gemme in timido amore.»

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«Sto aspettando soltanto l'amore per abbandonare alfine me stesso nelle sue mani.»

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«Cercherò sempre di cacciare tutte le malignità dal mio cuore per farvi fiorire l'amore.»

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«La fede è l?uccello che sente la luce e canta quando l?alba è ancora oscura.»

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«È finita la notte. | Spegni la lampada fumante | nell'angolo della stanza. | Sul cielo d'oriente | è fiorita la luce dell'universo: | è un giorno lieto. | Sono destinati a conoscersi | tutti coloro che cammineranno | per strade simili.»

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