Nazim Hikmet

poeta, drammaturgo e scrittore turco

Nazim Hikmet è il poeta della passione, non solo quella amorosa ma anche quella delle battaglie e delle rivoluzioni. La forza dei suoi versi lo ha reso amato in tutto il mondo, ogni poesia è un nucleo emotivo vivibile a sé o contestualizzabile nella sua storia.
 
 
Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto.
 
 
È il poeta turco che ha condensato nelle sue raccolte la dolcezza e la musicalità orientale insieme alla modernità degli stilemi occidentali.
 
 
Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra
dei miei tradimenti
le mie parole erano incendi
le mie parole erano pozzi profondi
le mie parole erano stanchezza, noia serale,
un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
il peso dei miei passi
che si allontanano esitando
quel peso sarà quello più grave.
 
 
Hikmet è famoso per le sue poesie d’amore che insieme alle liriche del carcere e delle battaglie politiche gli hanno consegnato la fama eterna.
 
 
Anima mia
chiudi gli occhi
piano piano
abbandonati come nell'arco delle mie braccia
nel tuo sonno non dimenticarmi
chiudi gli occhi pian piano
i tuoi occhi marroni
dove brucia una fiamma verde
anima mia.
data: 07/15/14 autore:

«Il più bello dei mari è quello che non navigammo. Il più bello dei nostri figli non è ancora cresciuto. I più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E quello che vorrei dirti di più bello non te l'ho ancora detto.»

VOTI: 3

«Il più bello dei mari | è quello che non navigammo. | Il più bello dei nostri figli | non è ancora cresciuto. | I più belli dei nostri giorni | non li abbiamo ancora vissuti. | E quello | che vorrei dirti di più bello | non te l'ho ancora detto.»

VOTI: 2

«Amo in te | l'avventura della nave che va verso il polo | amo in te | l'audacia dei giocatori delle grandi scoperte | amo in te le cose lontane | amo in te l'impossibile | entro nei tuoi occhi come in un bosco | pieno di sole | e sudato affamato infuriato | ho la passione del cacciatore | per mordere nella tua carne. | Amo in te l'impossibile | ma non la disperazione.»

VOTI: 1

«Anima mia | chiudi gli occhi | piano piano | e come s'affonda nell'acqua | immergiti nel sonno | nuda e vestita di bianco | il più bello dei sogni | ti accoglierà. | Anima mia | chiudi gli occhi | piano piano | abbandonati come nell'arco delle mie braccia | nel tuo sonno non dimenticarmi | chiudi gli occhi pian piano | i tuoi occhi marroni | dove brucia una fiamma verde | anima mia.»

VOTI: 1

«In questa notte d'autunno | sono pieno delle tue parole | parole eterne come il tempo | come la materia | parole pesanti come la mano | scintillanti come le stelle. | Dalla tua testa dalla tua carne | dal tuo cuore | mi sono giunte le tue parole | le tue parole cariche di te | le tue parole, madre | le tue parole, amore | le tue parole, amica | Erano tristi, amare | erano allegre, piene di speranza | erano coraggiose, eroiche | le tue parole | erano uomini.»

VOTI: 1

«Ti amo come se mangiassi il pane | spruzzandolo di sale | come se alzandomi la notte bruciante di febbre | bevessi l'acqua con le labbra sul rubinetto | ti amo come guardo il pesante sacco della posta | non so che cosa contenga e da chi pieno di gioia | pieno di sospetto agitato | ti amo come se sorvolassi il mare per la prima volta in aereo | ti amo come qualche cosa che si muove in me quando il | crepuscolo scende su Istanbul poco a poco | ti amo come se dicessi Dio sia lodato son vivo.»

VOTI: 1

«Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti | arrivederci fratello mare | mi porto un po' della tua ghiaia | un po' del tuo sale azzurro | un po' della tua infinità | e un pochino della tua luce | e della tua infelicità. | Ci hai saputo dir molte cose | sul tuo destino di mare | eccoci con un po' più di speranza | eccoci con un po' più di saggezza | e ce ne andiamo come siamo venuti | arrivederci fratello mare.»

VOTI: 1

«Ti sei stancata di portare il mio peso | ti sei stancata delle mie mani | dei miei occhi della mia ombra | dei miei tradimenti | le mie parole erano incendi | le mie parole erano pozzi profondi | le mie parole erano stanchezza, noia serale, | un giorno improvvisamente | sentirai dentro di te | il peso dei miei passi | che si allontanano esitando | quel peso sarà quello più grave.»

VOTI: 1

«Sei la mia schiavitù sei la mia libertà | sei la mia carne che brucia | come la nuda carne delle notti d'estate | sei la mia patria | tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi | tu, alta e vittoriosa | sei la mia nostalgia | di saperti inaccessibile | nel momento stesso | in cui ti afferro.»

VOTI: 1

«Ti ho sognata | mi sei apparsa sopra i rami | passando vicino alla luna | tra una nuvola e l'altra | andavi, e io ti seguivo | ti fermavi e io mi fermavo, | mi fermavo, e tu ti fermavi, | mi guardavi e io ti guardavo | ti guardavo e tu mi guardavi | poi tutto è finito.»

VOTI: 1

«E muore e nasce a tutta forza | albero stella uomo | virus eccetera eccetera | | un tumolo uno strepito | speranza malinconia | nostalgia | e nasce e muore | a tutto vapore.»

VOTI: 1

«Il vento cala e se ne va | lo stesso vento non agita | due volte lo stesso ramo | di ciliegio | gli uccelli cantano nell'albero | ali che voglion volare | la porta è chiusa | bisogna forzarla | bisogna vederti, amor mio, | sia bella come te, la vita | sia amica e amata come te | | so che ancora non è finito | il banchetto della miseria ma | finirà...»

VOTI: 1

«Nella casa addormentata in quest'alba | la luce che si muove al secondo piano | è una stella rimasta lassù | | sono sceso senza rumore | per la scala | sono andato attraverso il giardino | fino al bosco di faggi | | nella freschezza calma di quest'alba | negli alberi la tenerezza | di una giovane madre | e a passi lenti sul ponte di pietra | la partenza.»

VOTI: 1

«Le sei del mattino. | Ho aperto la porta del giorno ci sono entrato | ho assaporato | l'azzurro nuovo nelle finestre | le rughe della mia fronte di ieri | sono rimaste sullo specchio | | sulla mia nuca una voce di donna | tenera peluria di pesca | e le notizie del mio paese alla radio | | vorrei correre d'albero in albero | nel frutteto delle ore | | verrà il tramonto, mia rosa | e al di là della notte | mi aspetterà | spero | il sapore di un nuovo azzurro.»

VOTI: 1

«Nuotano nel boccale, i pesci di corallo | nel boccale, in mezzo alle stelle, | com'è bizzarro, mia rosa, com'è bizzarro | la stupidità dei pesci di corallo | sanguina dalla ferità di tante canzoni.»

VOTI: 1

«Apriamo le porte | chiudiamo le porte | passiamo le porte | e alla mèta dell'unico viaggio | né città | né porto. | Il treno deraglia | la nave naufraga | l'aereo s'abbatte | un biglietto è stampato sul ghiaccio. | Se potessi | ricominciare o no questo viaggio | ricomincerei.»

VOTI: 1

«Nelle mie braccia tutta nuda | la città la sera e tu | il tuo chiarore l'odore dei tuoi capelli | si riflettono sul mio viso. | | Di chi è questo cuore che batte | più forte delle voci e dell'ansito? | È tuo è della città è della notte | o forse è il mio cuore che batte forte? | | Dove finisce la notte | dove comincia la città? | Dove finisce la città dove cominci tu? | Dove comincio e finisco io stesso?»

VOTI: 1

«Ti svegli. | Dove sei? | A casa. | Non hai potuto ancora abituarti: | al tuo risveglio | trovarti a casa. | Ecco quel che ti lasciano | tredici anni di carcere. | | Chi c'è nel letto, accanto a te? | Non è la solitudine, è tua moglie. | Dorme coi pugni chiusi, come un angelo. | Le dona, essere incinta. | Che ore sono? | Le otto. | Possiamo dunque star tranquilli | fino a sera. | È l'uso, | la polizia non fa irruzione in pieno giorno.»

VOTI: 1

«I giorni son sempre più brevi | le piogge cominceranno. | La mia porta, spalancata, ti ha atteso. | Perché hai tardato tanto? | | Sul mio tavolo, dei peperoni verdi, del sale, del pane. | Il vino che avevo conservato nella brocca | l'ho bevuto a metà, da solo, aspettando. | Perché hai tardato tanto? | | Ma ecco sui rami, maturi, profondi | dei frutti carichi di miele. | Stavano per cadere senz'essere colti | se tu avessi tardato ancora un poco.»

VOTI: 1

«Il mio secolo non mi fa paura, | il mio secolo pieno di miserie e di crudeltà | il mio secolo coraggioso e eroico. | Non dirò mai che sono vissuto troppo presto | o troppo tardi. | Sono fiero di essere qui, con voi. | Amo il mio secolo che muore e rinasce | un secolo i cui ultimi giorni saranno belli: | il mio secolo splenderà un giorno | come i tuoi occhi.»

VOTI: 1
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