Marco Tronchetti Provera

imprenditore e dirigente d'azienda italiano

«Il governo ha un potere di indirizzo sulle grandi scelte economiche del paese. Quando il presidente del Consiglio incontra i rappresentanti del sistema delle imprese, o del mondo finanziario, è certamente positivo se questo incontro è finalizzato al migliore utilizzo delle forze economiche nazionali. Non lo è, se il governo compie scelte di parte in situazioni di conflitto: solo in questa seconda chiave, la coda a Palazzo Chigi può essere negativa. È sbagliato immaginare un'Italia finanziaria e industriale che si divide in due schieramenti. Abbiamo poche risorse su cui fondare il rilancio dello sviluppo: non lo si costruisce sulla sconfitta di una delle parti.»

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«La crescita del capitalismo italiano ha bisogno del contributo di tutti, comprese quelle forze che magari per motivi diversi possono essere meno gradite. Le sfide che affrontiamo richiedono che al tavolo ci sia posto per ognuno, purché portatore di progetti validi, nella certezza che nessuno potrà avere una posizione dominante perché il terreno di gioco non sarà più solo il mercato interno.»

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«Avendo poche forze, dobbiamo mobilitarle tutte. Se invece ci lasciamo paralizzare dai conflitti tra cordate, se vogliamo rinchiudere il capitalismo italiano nella vecchia logica dei guelfi e ghibellini, sarà impossibile valorizzare le nostre risorse. Le divisioni non giovano alla politica, né fanno avanzare la costruzione di grandi gruppi italiani competitivi in Europa.»

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«Un capitalismo nato con l'impronta dominante dello Stato arriva alla svolta delle privatizzazioni senza strumenti adeguati come i fondi pensione; e a gestire questa delicata transizione, è la stessa classe politica che per decenni ebbe ideologie anticapitaliste e contrastò l'economia di mercato. Questa è l'Italia di oggi con le sue contraddizioni. Una situazione oggettivamente difficile, con pochi attori privati in campo, poche ricchezze da investire, e tanti ritardi strutturali.»

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