Leonardo Sciascia

scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d'arte e insegnante italiano

Leonardo Sciascia è stato uno scrittore e poeta italiano. La sua storia ha le radici nella zolfara dove hanno lavorato il nonno e il padre. La sua terra e quel lavoro sono fonte d’ispirazione continua. Al centro del suo mondo la Sicilia e i suoi retaggi. Nel 1950 pubblicò le "Favole della dittatura", che Pier Paolo Pasolini notò e recensì. Il libro comprende ventisette brevi testi poetici, "favole esopiche" classiche, con morali chiare, di cui sono protagonisti animali. Nel 1952, uscì la raccolta di poesie “La Sicilia”.
 
 
Incredibile è l’Italia: e bisogna andare in Sicilia per constatare quanto è incredibile l’Italia.
 
 
Nel 1953 vinse il Premio Pirandello, per un suo saggio (su) "Pirandello e il pirandellismo". Fu un insegnante, poi lavorò e diresse alcune riviste antologiche. Tra le suo opere più famose “Il giorno della civetta”. Sciascia è stato un “intellettuale impegnato”, fu eletto al Consiglio comunale di Palermo nel 1975 come indipendente nelle liste del Pci, e poi alla Camera nel 1979, tra i radicali. Rimase in parlamento sino al 1983, occupandosi soprattutto dei lavori della Commissione d'inchiesta sulla morte di Aldo Moro. Un argomento che ebbe a cuore e che gli ispirò l’inchiesta “L'affaire Moro”.
 
 
È una cosa talmente semplice fare all'amore... È come aver sete e bere. Non c'è niente di più semplice che aver sete e bere; essere soddisfatti nel bere e nell'aver bevuto; non aver più sete. Semplicissimo.
data: 11/28/14 autore:

«La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini.»

tag: potere
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«Tutti i nodi vengono al pettine, quando c'è il pettine.»

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«Tutti i nodi vengono al pettine, quando c'è il pettine.»

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«La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini.»

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«Non far mai ad altri quello che tu non vuoi sia fatto a te; parra picca e fai i fatti, ma non criticari mai agli altri.»

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«"Il popolo" sogghignò il vecchio "il popolo... Il popolo cornuto era e cornuto resta: la differenza è che il fascismo appendeva una bandiera sola alle corna del popolo e la democrazia lascia che ognuno se l'appenda da sé, del colore che gli piace, alle proprie corna..."»

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«Il compromesso storico non è stato altri che perpetrare la corruzione democristiana con il rigore comunista.»

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«I pensieri che attingono alle idee sono come i tumori: ti crescono dentro e ti strozzano, ti accecano.»

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«La paura gli stava dentro come un cane arrabbiato: guaiva, ansava, sbavava, improvvisamente urlava nel suo sonno; e mordeva, dentro mordeva, nel fegato nel cuore. Di quei morsi al fegato che continuamente bruciavano e dell'improvviso doloroso guizzo del cuore, come di un coniglio vivo in bocca al cane.»

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«Ministri, deputati, professori, artisti, finanzieri, industriali: quella che si suole chiamare la classe dirigente. E che cosa dirigeva in concreto, effettivamente? | Una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela. | Anche se di fili d'oro.»

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«Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. Soltanto l'intelligenza che sa essere leggera, può sperare di risalire.»

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«Un'idea morta produce più fanatismo di un'idea viva; anzi, soltanto quella morta ne produce. Poiché gli stupidi, come i corvi, sentono solo le cose morte.»

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«"Io" proseguì don Mariano "ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, chè mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini. E invece no, scende ancora più in giù, agli ominicchi: che sono coe i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora di più: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, chè la loro vita non ha pià senso e più espressione di quella delle anatre."»

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«Ad un certo punto della mia vita ho fatto dei calcoli precisi: che se io esco di casa per trovare la compagnia di una persona intelligente, di una persona onesta, mi trovo ad affrontare, in media, il rischio di incontrare dodici ladri e sette imbecilli che stanno lì, pronti a comunicarmi le loro opinioni sull'umanità, sul governo, sull'amministrazione municipale, su Moravia.»

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«Proverbio, regola: il morto è morto diamo aiuto al vivo. Se lei dice questo proverbio a uno del Nord, gli fa immaginare la scena di un incidente in cui c'è un morto e c'è un ferito: ed è ragionevole lasciare lì il morto e preoccuparsi di salvare il ferito. Un siciliano invece vede il morto ammazzato e l'assassino: e il vivo da aiutare è appunto l'assassino[...] Io non sono siciliano fino a questo punto: non ho mai avuto inclinazione per aiutare i vivi, cioè gli assassini, e ho sempre pensato che le carceri siano un più concreto purgatorio.»

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«Ha le sue ironie anche la morte.»

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«Cattolici per modo di dire, mai conosciuto in vita mia, qui, un cattolico vero: e sto per compiere novantadue anni... c'è gente che in vita sua ha mangiato magari una mezza salma di grano maiorchino fatto ad ostie: ed è sempre pronta a mettere la mano nella tasca degli altri, a tirare un calcio alla faccia di un moribondo e un colpo a lupara alle reni di uno in buona salute.»

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«Perché il sistema consente di arrivare al potere col disprezzo; ma è l'iniquità, l'esercizio dell'iniquità, che lo legittima.»

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«Occorre liberare questo stato da coloro che lo detengono.»

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«Le cose che non si sanno, non sono.»

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