Giuseppe Ungaretti

poeta, scrittore, traduttore e accademico italiano

«Vi arriva il poeta | e poi torna alla luce con i suoi canti | a li disperde. | | Di questa poesia | mi resta | quel nulla | d'inesauribile segreto.»

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«Si sta come | d'autunno | sugli alberi | le foglie.»

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«Corruzione che s'adorna di illusioni.»

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«Non mi lasciare, resta, sofferenza!»

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«Chiuso tra cose mortali | (anche il cielo stellato finirà) | perché bramo Dio?»

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«M'illumino di immenso.»

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«Le mani con un tremito | del telefono stringevano il filo; | mi aveva poco prima | recato la tua voce | che mi diceva addio. | | Un vagante raggio ebbe la luce, | tenue filo dell'anima | del mio bacio donato | solo dal desiderio. | | Ma dall'esilio ci libererà | l'ostinato mio amore.»

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«Nasce una notte | piena di finte buche, | di suoni morti | come di sugheri | di reti calate nell'acqua. | | Le tue mani si fanno come un soffio | d'inviolabili lontananze, | inafferrabili come le idee. | | E l'equivoco della luna | e il dondolio, dolcissimi, | se vuoi posarmele sugli occhi, | toccano l'anima. | | Sei la donna che passa | come una foglia. | | E lasci agli alberi un fuoco d'autunno.»

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«Dall'ampia ansia dell'alba | Svelata alberatura. | Dolorosi risvegli. | Foglie, sorelle foglie, | Vi ascolto nel lamento. | Autunni, | Moribonde dolcezze. | O gioventù, | Passata è appena l'ora del distacco. | Cieli alti della gioventù, | Libero slancio. | E già sono deserto. | Preso in questa curva malinconia. | Ma la notte sperde le lontananze. | Oceanici silenzi, | Astrali nidi d'illusione, | O notte.»

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«Ogni anno, mentre scopro che Febbraio | è sensitivo e, per pudore, torbido, | Con minuto fiorire, gialla irrompe | La mimosa. S'inquadra alla finestra | Di quella mia dimora d'una volta, | Di questa dove passo gli anni vecchi. | | Mentre arrivo vicino al gran silenzio, | Segno sarà che niuna cosa muore | Se ne ritorna sempre l'apparenza? | | O saprò finalmente che la morte | regno non ha che sopra l'apparenza.»

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«Balaustrata di brezza | per appoggiare stasera | la mia malinconia.»

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«Se tu mi rivenissi incontro vivo, | con la mano tesa, | ancora potrei, | di nuovo in uno slancio d'oblio, stringere, | fratello, una mano. | | Ma di te, di te più non mi circondano | che sogni, barlumi, | i fuochi senza fuoco del passato. | | La memoria non svolge che le immagini | e a me stesso, io stesso | non sono già più | che l'annientante nulla del pensiero.»

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«Come questa pietra | del S. Michele | così fredda | così dura | così prosciugata | così refrattaria | così totalmente | disanimata | | Come questa pietra | è il mio pianto | che non si vede | | La morte | si sconta | vivendo.»

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«Sono un grumo di sogni.»

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«Eternità. | Tra un fiore colto e l'altro donato | l'inesprimibile nulla.»

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«Mi illumino di immenso.»

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«La meta è partire.»

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«La morte si sconta vivendo.»

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«Il vero amore è come una finestra illuminata in una notte buia. Il vero amore è una quiete accesa.»

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«Sono un poeta | un grido unanime | sono un grumo di sogni | | Sono un frutto | D'innumerevoli contrasti d'innesti | maturato in una serra | | Ma il tuo popolo è portato | dalla stessa terra | che mi porta | Italia | | E in questa uniforme | di tuo soldato | mi riposo | come fosse la culla | di mio padre.»

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