Daniel Pennac

scrittore francese

Daniel Pennac è uno scrittore francese. Nato a Casablanca, dopo un'infanzia vissuta in giro per il mondo, tra le guarnigioni dell'Africa, dell'Europa e del sud-est asiatico con il padre, che era un ufficiale delle colonie, si è definitivamente stabilito in Francia come insegnante di lettere, prima a Nizza e poi in un liceo Parigino, dove ha insegnato e scritto fino al 1995. Pennac ha esordito con alcuni romanzi per ragazzi tra cui “Abbaiare stanca” (1982). Autore di diversi libri per bambini, Pennac ha raggiunto il successo dopo i quarant'anni con la tetralogia di Belleville, il cosiddetto "ciclo di Malaussène". Come scrittore si distingue per uno stile anche comico e irriverente. Nel 2002 lo scrittore ha vinto il premio internazionale Grinzane Cavour “Una vita per la letteratura”.
 
 
La verità non è qualcosa di dovuto. La verità è una conquista, sempre!
data: 02/23/15 autore:

«Sì, all'origine delle origini, molto prima delle chiacchiere accademiche, è il silenzio a celebrare la bellezza del racconto.»

tag: bellezza silenzio
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«Sì, all'origine delle origini, molto prima delle chiacchiere accademiche, è il silenzio a celebrare la bellezza del racconto.»

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«Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere.»

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«Sono allergico a qualsiasi superstizione, a cominciare da quelle ufficiali, quelle che si nutrono di pane azzimo, che spruzzano acqua santa e fondano civiltà.»

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«La cosa che ci insegna il futuro, quando diventa passato, è che le cose non vanno mai come prevediamo.»

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«Dimenticate tutto ciò che vi hanno detto sull'amore; l'amore vi rende intelligenti.»

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«Non sono uno specialista di cani. Solo un amico. Un po' cane anch'io, può darsi. Sono nato nello stesso giorno del mio primo cane. Poi siamo cresciuti insieme. Ma lui è invecchiato prima di me. A undici anni era un vecchietto pieno di reumatismi e di esperienza. Io ero ancora un cucciolo. Morì. Io piansi. Molto. | (da "Abbaiare stanca".)»

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«Al giorno d'oggi esistono due tipi di criminali: quelli che non hanno una famiglia e quelli che ne hanno una.»

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«Gli orari della vita dovrebbero prevedere un momento, un momento preciso della giornata, in cui ci si potrebbe impietosire sulla propria sorte. Un momento specifico. Un momento che non sia occupato né dal lavoro, né dal mangiare, né dalla digestione, un momento perfettamente libero, una spiaggia deserta in cui si potrebbe starsene tranquilli a misurare l'ampiezza del disastro. Con queste misure davanti agli occhi, la giornata sarebbe migliore, l'illusione bandita, il paesaggio chiaramente delineato. Ma se si pensa alla propria sventura tra due forchettate, con l'orizzonte ostruito dall'imminente ripresa del lavoro, si prendono delle cantonate, si valuta male, ci si immagina messi peggio di come si sta. Qualche volta, addirittura, ci si crede felici!»

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«Poi mi ritrovo fuori, con il cane. Fuori per strada. [...] E cerco camminando (gioia ovunque, afferrata senza angoscia) e non trovo niente, fottuta letteratura di merda, realismo di ogni ordine, notte, orchi, fate corrotte! La gente si volta al passaggio dello svitato dalla testa ammaccata accompagnato dal cane che fa le linguacce. Ma anche loro, i passanti, non ne conoscono mica tante di storie che sian tutte rose e fiori! E se la ridono, con la risata carnivora dell'ignoranza, la risata feroce della pecora dai mille denti!»

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«Era inverno a Belleville e c'erano cinque personaggi. Sei contando la lastra di ghiaccio. Sette, anzi, con il cane che aveva accompagnato il Piccolo dal panettiere. Un cane epilettico, con la lingua che gli penzolava da un lato.»

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«Innanzitutto quando si è un randagio, non si fanno tante storie!»

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«Quando mi ritrovo fuori, ho l'impressione di camminare scalzo sopra un tappeto di spilli. Mi ballano le palpebre, le mani mi tremano, batto i denti. [...] Il valium mi avvolge il corpo di nuvole, senza cambiare nulla allo stato dei nervi. Visto dall'esterno, semro in estasi, dentro invece friggo, come una bobina elettrica che non smette di bruciare.»

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«L'uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire.»

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«Così è la vita: ci sono i conosciuti e gli sconosciuti. I conosciuti ci tengono a farsi riconoscere, gli sconosciuti vorrebbero rimanere tali, e a tutti e due va male.»

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«Nel deserto il tentatore non è il diavolo, è il deserto stesso: tentazione naturale di tutti gli abbandoni.»

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«La pazienza del consolatore deriva dal fatto che anche lui ha le sue rogne. Piangi, amico mio, tanto siamo tutti nella merda fino al collo e non basterai certo tu a fare alzare la marea.»

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«Quel che abbiamo letto di più bello | lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. | Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. | Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, | come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. | Amare vuol dire, in ultima analisi, | far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. | E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. | Noi siamo abitati da libri e da amici.»

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«La vita meriterebbe di essere vissuta, senza una buona messinscena? E l'arte della messinscena, signore e signori, non è forse ciò che, tra miliardi di dettagli, distingue l'uomo dalla bestia?»

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«Il segreto è il carburante del mito.»

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